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VILLE E GIARDINI

Grassina e Bagno a Ripoli all'epoca dei Medici

  • Tipo di percorso: asfaltato, percorribile in macchina, moto e bicicletta.
  • Durata: mezza giornata
  • Difficoltà: facile

L'itinerario alla scoperta delle ville e dei giardini di Bagno a Ripoli inizia dalla parte più a nord del Comune in prossimità delle sponde dell'Arno. Qui incontriamo,  in località Candeli, Villa La Massa, oggi adibita a struttura ricettiva. La bellezza degli spazi esterni della villa risiede soprattutto nel suggestivo affaccio verso l'Arno che in questo punto forma un'ampia ansa. Attorno alla Villa troviamo prati ombreggiati da grandi alberature e zone inghiaiate arricchite da arbusti e fioriture in vasi di terracotta.

 

Villa La Massa: Via della Massa, 24

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Lasciata via della Massa e attraversata la Strada Provinciale n° 34, imbocchiamo Via Molino di Villamagna e dopo poche centinaia di metri ci troviamo di fronte al magnifico ed imponente cancello d'ingresso di Villa La Tana. Oltrepassato il cancello si nota il viale di accesso delimitato da piante e più a monte una doppia  scalinata curva che conduce alla villa. Qui troviamo un ninfeo decorato da spugne e conchiglie. Sul retro della villa si sviluppa il giardino costituito da parterres  geometrici ed arricchito da fontane ed una voliera.

Villa La Tana: Via Molino di Villamagna

Ad est di Villa La Tana, procedendo in direzione della Parrocchia di San Donnino a Villamagna, troviamo Villa Il Poggio con il suo imponente giardino formale ed il lungo viale di cipressi che fiancheggia via di Belforte, di accesso alla villa.

Villa Il Poggio: Via di Belforte

Lasciamo adesso la zona nord est del Comune di Bagno a Ripoli e ci spostiamo verso Ponte a Ema dove, procedendo lungo via del Carota, incontriamo Villa La Selva. La villa ha sul fronte uno spazio circolare, molto scenografico e di grandi dimensioni, suddiviso in aiuole delimitate da piante sempreverdi. Sul lato est  dell'edificio troviamo un altro giardino formale, più intimo e piccolo, costituito da quattro aiuole di forma quadrata. L'insieme è caratterizzato anche da un fitto boschetto posto sul fronte della villa e da alte siepi sempreverdi, potate geometricamente, che delimitano molti spazi della proprietà, compresa la recinzione lungo la strada di accesso. Molto affascinante la presenza di un grande esemplare isolato di pino domestico.

Villa La Selva: Via del Carota, 32

Giunti all'incrocio con Via Roma e proseguendo verso Osteria Nuova, si raggiunge un bivio a sinistra, segnalato da un cartello turistico, che porta all'Antico  Spedale del Bigallo. Avvicinandosi ancora di più verso il centro dell'Antella, lungo via Ubaldino Peruzzi, troviamo il giardino storico che fa da corredo a Villa Peruzzi.

Tra Antella e Grassina incontriamo Villa di Lilliano, il cui giardino è costituito da aiuole geometriche delimitate da piante di bosso ed arricchito dalla presenza di antichi limoni (alcuni esemplari contano ben 300 anni di vita!) collocati all'interno di conche di terracotta. Si trovano anche altri importanti elementi decorativi che rendono il luogo ancora più bello: un ninfeo, una fontana analoga ad una presente all'interno del giardino di Boboli ed una limonaia. Di notevole interesse anche la

presenza di un'antica sequoia che svetta nel cortile della villa, attigua alla terrazza monumentale voluta nel XVIII secolo dal Cardinale Francesco Maria de' Medici. A testimonianza della vocazione e destinazione originaria dell'edificio, un tempo semplice casa del fattore della vicina Villa Reale di Lappeggi, i sotterranei di Lilliano celano una suggestiva orciaia.

Villa di Lilliano: Via di Lilliano e Meoli - Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.

Ancora più a sud troviamo Villa di Mondeggi caratterizzata da un giardino formale sul lato sud ovest e da un grande parco ad ovest. Il parco, restaurato da pochi anni, ha al proprio interno una serie di percorsi con segnaletiche che aiutano la comprensione della storia e dell'ambiente. Anche questa villa gode di un bellissimo panorama caratterizzato da un paesaggio di viti ed olivi.

Villa di Mondeggi: Via di Mondeggi

Lasciando Mondeggi e proseguendo lungo via di Tizzano in direzione San Polo, in posizione dominante al confine tra i Comuni di Greve e Bagno a Ripoli, troviamo la maestosa villa di Tizzano. Menzionata per la prima volta in un documento del 985 d.C. , questa dimora fu prima gardingo (torre d'avvistamento)

longobardo, poi castello della nobile casata degli Alamanni e, in seguito, "casa da signore" della famiglia Scolari. Nel XV secolo, divenuto possedimento dei Pitti di Firenze, l'edificio fu trasformato in villa ed abbellito da un ampio giardino a gradoni. Passata nell'Ottocento ai Conti Pandolfini, attuali proprietari, la villa è visitabile previo appuntamento.

Villa di Tizzano. Via di Castel Ruggero 75

Costeggiando il muro di cinta della Villa di Tizzano e percorrendo via di Castel Ruggero, si raggiunge l'omonima villa fattoria di Castel Ruggero. Imponente edificio costruito sui resti di un piccolo borgo romano, nell'alto Medioevo doveva apparire come un severo castellare di cui rimane ancora traccia nella torre merlata. Ampliata ed abbellita dalla celebre famiglia degli Alamanni, la villa fattoria è impreziosita da un giardino all'italiana e da una singolare collezione - coltivazione di pomodori (oltre 300 tipi), piante e ortaggi rari, che ben evidenzia la vocazione agricola del luogo.

Villa Fattoria di Castel Ruggero, via di Castel Ruggero 33

Tornando sui nostri passi, spostandoci ad ovest di Grassina, in località Fattucchia, troviamo Villa Il Riposo con la Fonte della Fata Morgana. Anche qui, come in altre ville presenti nel territorio, è presente un parco all'inglese ed un giardino formale costituito da spazi geometrici delimitati da siepi di bosso con vasi di agrumi. Villa Il Riposo ha anche un pomario da cui è possibile godere del bellissimo panorama. L'elemento decorativo più importante del parco è la Fonte della Fata Morgana. Si tratta di un ninfeo con importanti elementi decorativi (la statua della Fata Morgana è del Giambologna) che, assieme alla bellezza del panorama che lo circonda, produce un effetto di grande fascino nel visitatore.

Villa Il Riposo: Via delle Fonti

VILLA LA TANA

Villa La Tana, imponente struttura settecentesca progettata dall'architetto Giovan Battista Foggini su un edificio preesistente, che nel Cinquecento fu dimora di Bianca Cappello amante e poi sposa del Granduca Francesco I de' Medici. Proprietà dei Bucelli ai primi del Quattrocento, quando era una piccola casa turrita, la villa fu denominata la Tana proprio per le sue ridotte proporzioni. Il viale di accesso, circondato da cipressi, sale fino all'originario palazzo turrito del Quattrocento, oggi completamente trasformato grazie all'imponente ristrutturazione settecentesca che mutò in senso scenografico l'antico aspetto della villa. All'interno, il primo piano fu eliminato per lasciare posto ad un unico salone circondato da un ballatoio ed arricchito di grandi vedute di paesaggi marini commissionate ad Antonio Carocci (1722), mentre sulla facciata esterna fu costruito l'attico, decorato da vasi di pietra e dall'orologio. Sul retro della villa prospera, immutato, il grande giardino di aiuole geometriche composte di iris ed azalee. Questa sistemazione esterna dello spazio antistante la villa risulta molto interessante. La presenza infatti di un grande viale alberato e della grande scalinata, divisa in due rampe, è un disegno che si ripete in numerose sistemazioni esterne eseguite nel corso del XVIII secolo nelle residenze signorili extraurbane. Un piccolo ninfeo, posto come scenografica terminazione dell'asse visivo costituito dal viale alberato, risulta essere un altro interessante elemento che si ritrova in questa tipologia di sistemazione esterna. È presente una grotta di forma rettangolare, preceduta da un'ampia vasca dal disegno curvilineo. La vasca occupa in larghezza tutto lo spazio sottostante le due ali della scalinata monumentale che conduce alla villa, configurandosi così come scenografico elemento di conclusione visiva del maestoso viale che segnala la presenza dell'immobile.
L'esterno della grotta è risolto con un fronte definito da un arco a tutto sesto sorretto da due colonne circolari, arricchito da applicazioni a rivestimento di materiale spugnoso e conchiglie.
Su ogni lesena si trova inoltre una specchiatura rettangolare in cui si assiste ad un maggiore impiego di frammenti di svariati materiali, quali elementi ceramici,  conchiglie, spugne, e, in posizione centrale alla decorazione, di un cammeo, secondo un modus decorativo tipico dell'area fiorentina.
Lo sfarzo e la magnificenza data dai materiali, dalla varietà di colori e disegni geometrici, arricchiti ed animati dalla presenza di zampilli e riflessi d'acqua,  contribuivano sicuramente alla definizione "teatrale" di tale impaginato architettonico decorativo.

FONTE FATA MORGANA

Conosciuta anche come Casina delle Fate, fu fatta costruire da Bernardo Vecchietti nella seconda metà del 1500 all'interno del parco di villa Il Riposo, residenza 

estiva dei Vecchietti e sede di una ricca collezione d'arte.
Opera, secondo più fonti, dell'artista fiammingo Giambologna, rappresenta un esempio unico di architettura da giardino, a metà tra la tipologia del ninfeo e quella del grotto.
Dopo un lungo restauro, l'edificio appare in tutta la sua bellezza: tra la campagna e case coloniche, si distingue per l'intonaco a finti mattoni rosa che contrasta con la bianca pietra alberese posta a ornamento di porte e finestre. Sul lato più lungo, sulla destra, da notare l'iscrizione nella nicchia centrale che riporta queste parole:
Io son quella, o lettor, fata Morgana/che giovin qui ringioveniva altrui Qui dal Vecchietto, poiché vecchia io fui/ringiovenita colla sua fontana.
Sull'estrema destra sono riconoscibili diversi tipi di vasche per abbeverare gli animali e un'altra con i bordi inclinati come lavatoio. Entrando nel primo locale, ci troviamo di fronte ad una fontana a forma di nicchia, al cui centro si trovava la statua marmorea della Fata, realizzata forse dal Giambologna e oggi scomparsa. Curioso è il pavimento a mosaico costituito da sassolini bianchi e neri che, sulla soglia, compongono la scritta "Fata Morgana".
L'aspetto misterioso e magico del luogo, nonché la fama di Morgana, seducente maga guaritrice del ciclo di re Artù, ha favorito nei secoli la nascita di antiche leggende attorno al cinquecentesco Ninfeo: si racconta di feste e baccanali nelle notti estive, ma soprattutto di improvvise apparizioni di bellissime e giovani donne, ninfe e fate, che misteriosamente come erano apparse, scomparivano. Anche oggi, inoltre, c'è chi attribuisce virtù ringiovanenti all'acqua della Fonte.

VILLA MONDEGGI

La villa di Mondeggi era parte di una grande fattoria che si estendeva per 196 ettari fra il Comune di Bagno a Ripoli, Greve e Figline Valdarno, comprendente la villa padronale, la cappella, il giardino circostante e la vecchia casa del giardiniere.

Il nome di Mondeggi dato alla villa si può far risalite al toponimo di Monteggi, che rimanda alla particolare conformazione topografica della zona, caratterizzata dalla presenza di piccoli monti e colline circostanti.

I possedimenti di Mondeggi erano citati già dai documenti dei monaci vallombrosani della Badia di San Casciano a Montescalari. Numerosi giardini, alcuni dei quali pensili, circondano il fabbricato arricchendone l'intorno con vasche alimentate da fonti e zampilli di acqua perenne condotta dalla cisterna della villa Medicea di Lappeggi.

Ancora oggi si possono ammirare nel giardino le numerose fontane che lo arricchiscono; sono infatti presenti più elementi che rievocano la presenza dell'acqua e svariate tipologie di fonti. Si tratta per lo più di vasche circolari, di dimensioni contenute, spesso arricchite da un elemento scultoreo centrale dal quale si genera lo zampillo.

La prima vasca che si incontra, ubicata nel viale laterale sinistro della villa, è antistante all'oratorio (XVIII secolo); la fontana presenta, oltre allo zampillo centrale, ulteriori augelli posizionati perimetralmente, lungo la vasca circolare, tanto da creare, durante il suo funzionamento, una circonferenza d'acqua che avvolgeva l'intero manufatto esplodendo in numerosi getti e zampilli.

VILLA MEDICEA DI LAPPEGGI

In origine sul luogo dove oggi sorge la villa di Lappeggi si trovava una costruzione turrita appartenuta tra gli altri anche ai Ricasoli; nel 1569 Francesco de' Medici, figlio di Cosimo I, la acquistò e ne fece la sua residenza. Quando Francesco divenne Granduca di Toscana si avviarono ingenti lavori di ristrutturazione della villa, affidati al Buontalenti. Il loggiato della villa (secondo una lunetta del pittore fiammingo Giusto Utens, conservata al Museo di Firenze com'era) era chiuso da due ordini e si apriva su un cortile esposto a mezzogiorno e delimitato da un muro merlato; accanto il giardino e i campi dell'immensa tenuta agricola.

Nel 1667 la villa fu assegnata al cardinale Francesco Maria, fratello minore del granduca Cosimo III. Egli incaricó l'architetto Antonio Maria Ferri di trasformarla radicalmente: si innalzó un nuovo piano, si creó la terrazza al posto del loggiato superiore e si introdusse la scalinata doppia, si aggiunsero scuderie, serre, un teatro, una cappella, un padiglione come Kaffeehaus e una sala da gioco per la pallacorda.

Lapeggi si trasformó in una sorta di piccola corte fuori città: si narra delle grandi piscine rotonde in cui si allevavano i pesci da servire freschissimi alla tavola dei Medici, dei grandi viali antistanti le vasche lungo cui crescevano cinquecento piante di limoni; del casino da caccia nel bosco di lecci retrosante la villa, dove i nobili andavano a cacciare i tordi.

Gli ambienti interni degli appartamenti del cardinale furono decorati «a fresco» a partire dal 1703, dai pittori Pier Dandini, Rinaldo Botti e Alessandro Gherardini, che realizzarono un ciclo pittorico di sorprendente bellezza e qualità che celebrava lo splendore della corte medicea. Tra gli ospiti illustri si ricorda nel 1709, Re Federico IV di Danimarca.

L'improvvisa morte di Francesco Maria de' Medici sopraggiunta nel 1710 segnó la fine del periodo di fasti spensierati della villa Lappeggi, lasciata ormai all'abbandono; nel 1814 fu battuta all'asta e l'acquirente, il capitano Cambiagi, fece abbattere il piano superiore, per consolidare gli altri rimaneti e il parco venne annesso ai poderi.

Nel 1876 venne acquistata dallo scultore Giovanni Dupré, ma nel 1895 fu violentemente danneggiata dal terremoto. Restaurata negli ultimi anni è oggi in buone condizioni di mantenimento.